PATRICK DUPOND (Parigi 14 marzo 1959-Parigi 5 marzo 2021)
Chi ha avuto la fortuna di vedere in scena Patrick Dupond, ricorda bene come un astro splendente si possa folgorare nell’arco di un paio di decadi. Più in alto si brilla, più in fondo si cade.
Ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Patrick Dupond e la sua discesa agli inferi – fino alla precoce scomparsa, oggi a Parigi, dopo fulminea malattia -, mi è sempre sembrata uno sfregio al talento più naturale, la dissipazione di un dono divino.
Un ricordo ancora vivido. Una sera, intorno al 1990. Una tavolata con i ballerini del “Nureyev & Friends”, al termine dello spettacolo. Nel cast, accanto a Rudolf, c’era anche lui, Patrick: bellissimo, giovane, spavaldo, si era seduto di fronte a me. Nureyev era all’epoca direttore del Ballet de l’Opéra de Paris, Dupond era già il delfino in pectore. Il gigante e il figliuol prodigo. Luchino Visconti ed Helmut Berger. Sì, Patrick è stato l’Helmut Berger del balletto. Svanito il maestro, finì per eclissarsi anche lui, con un cupio dissolvi che si manifestò in una lunga spirale di vizi, incidenti, malattie dell’anima e del corpo, un corpo e un’anima nati per danzare, frantumati dalla vita.
Patrick Dupond alla Scala in “Il Figliuol Prodigo” e “Boléro”, foto Lelli e Masotti
Quella sera, alzandosi da tavola, Dupond mi lanciò un’occhiata ammiccante verso Nureyev, che all’epoca seguivo come addetta stampa: “Courage!!”, mi disse, strafottente. E scomparve con guizzo mercuriale. Ma forse lo diceva alla sua fragilità, mascherata dalla smorfia del bouffon. Courage, Patrick! Continuerai a danzare, con cuore leggero, in tutti noi.
Guardalo a 17 anni, nel 1976, dopo la vittoria a Varna https://www.youtube.com/watch?v=shhdlIn83_Y&list=RDCMUCBZ-iF-2O5ooVnAm6LQY8MQ&start_radio=1&t=25s
Guarda Dupond, intervistato dalla tv francese nel 1982: in un film sulle tracce di Nijinskij, danza “Spectre de la Rose” https://www.youtube.com/watch?v=OOXcSRyqe10
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